sabato 31 maggio 2014

Nella valle di Magnus


Nel giugno 1996, dopo sette anni di lavoro (e di attesa da parte del pubblico) esce per Bonelli su testi di Claudio Nizzi "La valle del terrore", il "Texone" di Magnus. Risulterà essere l'ultimo suo lavoro pubblicato prima della morte, avvenuta nel febbraio di quello stesso anno, una sorta di testamento artistico in 224 tavole al limite della perfezione.
Qui una intervista dell'epoca, a lavoro quasi ultimato.

venerdì 23 maggio 2014

Frasi da Paz


Mi chiamo Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza, ho ventiquattr'anni, sono alto un metro e ottantasei centimetri e peso settantacinque chili. Sono nato a San Benedetto del Tronto, mio padre è pugliese, ho un fratello e una sorella di ventidue e quindici anni.

Disegno da quando avevo diciotto mesi, so disegnare qualsiasi cosa in qualunque modo.

Da undici anni vivo solo. Ho fatto il liceo artistico, una decina di personali e nel '74 sono divenuto socio di una galleria d'arte a Pescara: "Convergenze", centro di incontro e di formazione, laboratorio comune d'arte. Sempre nel '74 sono sul Bolaffi. Dal '75 vivo a Bologna. Sono stato tesserato dal '71 al '73 ai marxisti-leninisti. Sono miope, ho un leggero strabismo, qualche molare cariato e mal curato. Fumo pochissimo. Mi rado ogni tre giorni, mi lavo spessissimo i capelli e d'inverno porto sempre i guanti.

Ho la patente da sei anni ma non ho la macchina. Quando mi serve, uso quella di mia madre, una Renault 5 verde. Dal '76 pubblico su alcune riviste. Disegno poco e controvoglia. Sono comproprietario del mensile "Frigidaire". Mio padre, anche lui svogliatissimo, è il più notevole acquerellista ch'io conosca.

Io sono il più bravo disegnatore vivente.
Amo gli animali ma non sopporto di accudirli.
Morirò il sei gennaio 1984.

(Andrea Pazienza da Paese Sera, 4 gennaio 1981)

Su una cosa sbagliava, sull'ultima frase. Oggi avrebbe compiuto 58 anni.

mercoledì 14 maggio 2014

Qui comincia l'avventura...

Massimo Rotundo - Omaggio a Sergio Tofano
 
Cominciare, è sempre quella la difficoltà, specie quando ciò che cominci è una sensazione più che un fatto reale, ma un primo passo è necessario e dunque eccolo qua, ancora molto incerto, giusto un alzata di piede e una spinta in avanti a cercare terreno solido, per seguire quello che in testa comunque c'è già, a livello di idea. E' così che vanno le cose, d'altronde.
Dunque un blog (non l'idea più originale del mondo, lo ammetto, ma non me ne sono venute altre, per ora), che vuole trattare di fumetti. Il come è ancora tutto da vedere.  Non credo sarà un blog di critica fumettara, ce ne sono di molto più validi e preparati, o esclusivamente di news (sì, anche, certo), o che possa dire cose che non conosciate già (boh, forse). A dire il vero non so ancora cosa sarà. Per ora è solo una sensazione, quella che a me richiama la parola "fumetto", ed è difficile spiegarle, le sensazioni: per me è una presenza costante, un continuo richiamo a momenti passati, un sottile filo rosso che finora ha collegato tante cose e credo proprio continuerà a farlo. C'è poco da fare, i fumetti, se ti piacciono davvero, ti piacciono per sempre, e non importa il genere, strip, graphic novel, comics, manga, va tutto bene: è tutto fumetto. Poi, per dirla con Gipi, ci sono quelli fatti bene e altri meno, ma son gusti, e davvero, non ha molta importanza.
Cominciamo dunque, e per cominciare quindi mi è sembrato quasi d'obbligo prendere in prestito l'incipit delle storie del Signor Bonaventura, quel personaggio apparso per la prima volta nel 1917 sulle pagine del Corriere dei Piccoli, partorito dalla mente e dalla matita del poliedrico Sergio Tofano in arte Sto (oltre che fumettista fu attore, regista, scrittore di libri per bambini e altro ancora).  Ben presto uscì dalle pagine di carta per approdare in teatro prima e al cinema poi, un chiaro esempio quindi di quanto il fumetto possa essere versatile (per approfondire il sito dedicato a Sto e al suo personaggio più famoso) e di come sia entrato a far parte dell'immaginario collettivo.