domenica 3 febbraio 2019

Di gelo, monti, streghe e tempo


Forse è per via della neve scesa anche dove abito e del freddo conseguente non appena ha smesso che mi sono deciso solo ora, dopo averne sfogliato le pagine durante l'acquisto alcuni mesi fa ed essere rimasto colpito dalla potenza visiva delle tavole, ad affrontare la lettura de La Galaverna, ultimo lavoro di Marco Corona.
Mi era preso quella sorta di strano sentimento difficile da descrivere che a volte arriva, di solito quando si ha timore di sciupare qualcosa. Leggerlo di fretta o in un contesto sbagliato non mi sembrava la cosa giusta da fare per goderne appieno, anche considerato il fatto, da quello che lo sfogliare a caso mi aveva restituito, che non sarebbe stata una lettura semplice, e d'altronde "Marcuzzo" Corona non è un autore semplice. Qualcuno ha detto che o lo si ama o lo si odia, ma a pensarci non c'è niente di peggio che avere a che fare con autori sul cui lavoro il giudizio è uniforme, in un senso o nell'altro, e se con lui non accade ciò è solo da vedere come nota di merito. Non è di quelli, per dire, che trovata una chiave la riutilizza fino a consumarla.

Di chiavi Corona ne ha utilizzate tante nel corso della sua carriera, a partire da quel Frida Kahlo - Una biografia surreale che riprendeva e contribuiva a far conoscere un certo modo di fare fumetto, underground e d'avanguardia, per proseguire poi con altre influenze e altre cifre stilistiche nei lavori successivi. Ogni suo lavoro finora è stato affrontato in uno stile spesso diverso, mai banale, in cambiamenti a volte imprevedibili, quasi che trovato un modo e fattolo proprio questo gli venisse a noia e fosse ora di passare ad altro, in una ricerca fatta di visione/assimilazione e conseguente restituzione secondo il suo personale occhio e la sua ancor più personale sensibilità. Si ritrovano così nelle sue opere tracce e rimandi ad autori che a volte non ti aspetti, da fumettisti come Crumb, Clowes, Segar, Mignola, Herriman, Wrightson, fino ad artisti e opere che col fumetto hanno poco a che fare, ad esempio il fotografo Federico Scianna e i suoi scatti sulle Feste Religiose i cui rimandi sono presenti nelle ultime splendide pagine de La Galaverna.



Neve e freddo dunque si diceva, per una lettura che rimanda già nel titolo al gelo e lo restituiscono nelle 149 tavole del libro in un bianco e nero sontuoso dove spesso è il bianco di neve e ghiaccio a prendere il sopravvento. Il gelo di certe notti d'inverno in montagna in tempi passati, quando le lunghe serate si trascorrevano attorno al fuoco dei camini a raccontare storie intrise di superstizioni e paure, ma anche il gelo nei sentimenti di molti dei protagonisti. Quelle storie, tramandate per generazioni dai nonni ai nipoti, di miseria, di magia e di senso religioso misto a paganesimo tipico di certe realtà montane a metà tra il mito e la fiaba horror, fanno da sfondo al racconto, si frappongono e a volte diventano tutt'uno con la vicenda narrata che vede protagonista Margherita, una giovane donna, orfana cresciuta dalle suore, a cui è stato rapito il figlio neonato e ucciso il marito che lo aveva in custodia. Per riprenderselo si addentrerà nel vicino bosco e lotterà contro le responsabili del sequestro, tre sorelle streghe orfane anch'esse, ma con un destino ben diverso. Lotterà nel tragitto anche (o forse soprattutto) contro le sue paure più profonde e per preservare la ragione, in una sfida a tratti allucinata il cui esito finale è tutto da scoprire.

Particolare non da poco lo scopo del rapimento da parte delle tre streghe, preparare una pozione in grado di modificare lo scorrere del tempo. Ne La Galaverna col tempo Corona ci gioca, utilizzando con maestria passaggi lenti nel descrivere ambienti e situazioni, dilatando gli attimi quando la storia lo richiede in una serie di vignette che diventano piccoli quadri a sé stanti. Catturata l'attenzione di chi legge e entrati nel suo punto di vista, diventa naturale seguirlo nei vari flashback che si susseguono o nei racconti esterni che vi si incastrano, anche se quasi nessun aiuto viene dato al lettore in questo senso: un approccio esigente questo, ma che ripaga in termini di qualità generale.
Col tempo ci gioca anche nel renderlo irriconoscibile come datazione degli eventi narrati, mantenendolo incerto e finendo per farli appartenere a ogni epoca, eventi senza tempo dove, come recitano alcune vignette, "tutto è già accaduto, tutto deve ancora accadere".
Al termine della lettura resta il dubbio che, come recita un'altra vignetta, "niente è come sembra", per cui quello che si crede di aver capito dalla lettura forse è solo un abbaglio. Resta però un dubbio di poco conto. Quello che è certo è che La Galaverna, per ciò che restituisce con le sue tavole in termini di puro godimento visivo, si inserisce tra le migliori produzioni a fumetti degli ultimi anni e Marco Corona si conferma uno degli autori italiani più validi.
Ne siamo oltremodo contenti.


La Galaverna
di Marco Corona
001 Edizioni (2018)
160 pagine, b/n, 18 euro